Regionali 2012: il più grande risultato dopo il Big Bang

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“Numerosi scendiamo per le strade sollevando solo polvere”

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La polvere del branco – Franco Battiato

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“Ah, ci fosse stato il Porcellum!” deve aver pensato tra se e sé gongolando (ma pacatamente) Pierluigi Bersani. Eh già, perché finito il casino e il giubilo dei neofiti di Palazzo d’Orleans, quello di questa fine d’ottobre è, per il segretario del Pd e aspirante leader della coalizione di centrosinistra nazionale, il migliore dei risultati possibili.

Pensateci bene senza farvi obnubilare dalla passione di parte o dalle minchiate (scusate il francesismo) che sentite e leggete in giro in queste ore. Il Pd dell’accordo con l’Udc (quello di D’Alema, per capirci), vince. Il Centrodestra, defunto. L’Idv, sparito. I Grillini presenti ma, in fondo, residuali e destinati all’autoisolamento. E il tutto nonostante il crollo (previsto, anche se non nell’entità) dei votanti. La situazione ideale per il leader piacentino. Peccato per il piccolo particolare della legge elettorale siciliana, che costringerà a scendere a patti con altri in sede di assemblea e per il fatto che, di fatto il suo partito rappresenti solo il sei per cento dei siciliani.

Ma questi sono particolari per un uomo dalla rute concretezza emiliana. Il dato politico è che oggi, nel marasma figlio della crisi della politica (in senso etico ed in senso tecnico), l’unica ancora di salvezza per l’elettorato che non voglia essere risucchiato nel gorgo dell’indifferenza rischia di essere il nuovo centrosinistra marcato Bersani-Casini (con la supervisione del tanto malsopportato D’Alema).

Un boom che sa di petardo

Tutto il casino fatto per averti, per questo amore che era un frutto acerbo”

Eduardo De Crescenzo – Ancora

Anche perché, dopo giornate in cui ci si aspettava il boom del nuovo conquistadores genovese (e dopo che tanti suoi cantori erano già pronti a saltare sul carro del nuovissimo vincitore) il risultato del movimento 5stelle, se non visto ancora una volta con gli occhi del partigiano, è di quelli che fa dire: “tutto qui?”.

Certo dall’altra parte sentiremo di certo gli inni al “risultato straordinario visti i pochi soldi spesi e gli inesistenti passaggi televisivi”, ma se un obiettivo doveva avere un movimento che dice di voler ridare linfa vitale e rinnovare la politica era quello di convincere molti delusi dal sistema politico esistente a tornare a votare. E visti i numeri dell’astensione, questo obiettivo è stato miseramente tradito. Il movimento 5stelle si trova a nuotare all’interno dello stesso stagno di elettori ancora convinti che abbia, nonostante tutto, un senso votare e si limita ad essere per molti di loro forse solo un parcheggio temporaneo.

Niente di più niente di meno di quanto accaduto questa primavera nel resto del Paese durante le amministrative, quando centinaia di migliaia di elettori in fuga dalla Lega degli scandali, hanno trovato asilo e purificazione votando i candidati di 5stelle. In attesa di poter tornare a casa. E, come qualcuno ha scritto sui social network nelle ore dello spoglio, “qualcuno spieghi ai #Grillini che in democrazia si deve andare a votare, non basta mettere #MiPiace su facebook!”. E, riempire le piazze siciliane, aggiungiamo noi.

Ultimo appunto: essere il primo partito con il 14.90 % del 47 % degli aventi diritto è, come si dice a Roma, consolarsi con l’aglietto. E somiglia tanto tanto a vecchi costumi della politica che proprio i grillini in primis dicono di voler sgominare. Tanto per fare un esempio, e per restare ai voti veri, a Catania città il movimento 5stelle ha preso poco più di diciottomila preferenze su centoventisettemila votanti, più o meno lo stesso numero di voti (diciassettemila circa su duecentodiciannovemila) che prese, nel lontano 1988la Lista CivicaLaica e Verde guidata da Marco Pannella. In un contesto di sistema, era la famigerata Prima Repubblica al suo zenith, del tutto diverso e molto più complicato per le liste antisistema.

Il pallino in mano

Ma per restare alla vicenda siciliana, un altro vincitore si staglia su tutti: il caro vecchio Don Raffaè. Che, zitto zitto nel suo (presunto) ritiro dorato, ha tirato le fila, messo le sue pedine in giro ed ora si prepara ad essere il vero ago della bilancia del governo regionale. Governare senza prendere fischi e sputi dev’essere rilassante, ed il nostro “eroe” proverà questa ebbrezza probabilmente nei prossimi mesi quando la sua pattuglia (non solo rappresentata dagli eletti nel suo movimento) farà il bello ed il cattivo tempo a Palazzo d’Orleans, facendo sudare al povero Crocetta le proverbiali sette camicie per mantenere la barra del governo dritta. E speriamo che, come gusto estetico, le camicie siano migliori di quelle del dimissionario Formigoni…

Marco Di Salvo

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